Matteo è un ragazzo dislessico. Quest’anno, Beatrice, sua
cugina, si è iscritta a un corso di inglese, serale e un po’ distante da casa.
–“Potrei chiedere a Matteo di frequentare il corso con me! No, non mi sembra
una buona idea: lui è dislessico! Però, magari è dislessico in italiano, ma non
in inglese? Uffa, che faccio?”
Dubbi leciti, che però alimentano pregiudizi negativi (tra
l’altro non supportati dalla ricerca glottodidattica internazionale).
Facciamo un po’ di chiarezza: non si può essere dislessico
in una lingua e non in un’altra, piuttosto alcune lingue potrebbero amplificare
le manifestazioni della dislessia, altre attenuarle. Ma attenzione: non ci sono
lingue troppo difficili che quindi non andrebbero insegnate! Piuttosto,
l’apprendimento di una lingua è
influenzato dall’interazione tra un insieme di fattori riguardanti l’allievo,
la lingua e l’insegnante.
Allora come rispondere a Beatrice?
La risposta va cucita su ogni bambino in maniera personale
e richiede la collaborazione tra allievo, logopedista e insegnante.
Apprendere una seconda lingua considerando le specificità
della dislessia: è possibile.
La gabbianella e il gatto
Roma Torre Angela-Tor Vergata