giovedì 12 settembre 2013

Dislessia e lingue straniere

Matteo è un ragazzo dislessico. Quest’anno, Beatrice, sua cugina, si è iscritta a un corso di inglese, serale e un po’ distante da casa. –“Potrei chiedere a Matteo di frequentare il corso con me! No, non mi sembra una buona idea: lui è dislessico! Però, magari è dislessico in italiano, ma non in inglese? Uffa, che faccio?”

Dubbi leciti, che però alimentano pregiudizi negativi (tra l’altro non supportati dalla ricerca glottodidattica internazionale).
Facciamo un po’ di chiarezza: non si può essere dislessico in una lingua e non in un’altra, piuttosto alcune lingue potrebbero amplificare le manifestazioni della dislessia, altre attenuarle. Ma attenzione: non ci sono lingue troppo difficili che quindi non andrebbero insegnate! Piuttosto, l’apprendimento di una  lingua è influenzato dall’interazione tra un insieme di fattori riguardanti l’allievo, la lingua e l’insegnante.
Allora come rispondere a Beatrice?
La risposta va cucita su ogni bambino in maniera personale e richiede la collaborazione tra allievo, logopedista e insegnante.
Apprendere una seconda lingua considerando le specificità della dislessia: è possibile.
STUDIO DI LOGOPEDIA
La gabbianella e il gatto
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